Alcuni reperti sono emersi nel corso di lavori agricoli, o durante le campagne estive di estrazione della farina fossile nel territorio di Castel del Piano. Iin particolare, negli anni 1930-33, nel giacimento di Casella a Castel Del Piano, furono ritrovati numerosi reperti di industria litica e circa 8 -10 pali di legno di quercia e di pino, molto danneggiati dal tempo e dall’umidità, ma particolarmente grandi. Fu ipotizzato che fossero resti di palafitte. La maggior pare di questi pali fu distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale, solo tre parti se ne salvarono e oggi sono esposti qui.
Sempre nello stesso sito, in prossimità dei tronchi, fra lo strato di farina fossile e quello sovrastante di terreno alluvionale di riporto, fu ritrovata anche gran parte dei materiali litici esposti (raschiatoi, grattatoi, schegge, lamette e troncature), insieme a numerosi resti ossei di piccoli animali (volpi, conigli, lepri) e di uccelli, alcune fuseruole, dei pesi in terracotta e lo stampo frammentario di pugnale, anch’esso in terracotta, per la fusione del rame o del bronzo. Le punte di freccia erano invece distanziate fra aloro anche di parecchi metri.
Purtroppo, all’epoca gli scavi vennero condotti secondo secondo le esigenze del cantiere e non con criteri archeologici: non venne eseguito alcun rilievo stratigrafico, nè una mappatura per rilevare il numero e la posizione dei pali e le informazioni che possiamo trarne sono quindi molto limitate.
Un’altra parte dei pezzi esposti proviene dalla collezione del dott. Fernando Santucci, donata nel luglio 1989 al Comune di Castel del Piano dai suoi eredi.
La collezione è costituita da circa 120 pezzi che per tipologia e classe di appartenenza rientrano nei tipi noti nelle aree dell’Etruria meridionale, nelle zone del tufo, nell’area chiusina e della valle dell’Ombrone. La maggior parte dei pezzi è riferibile al III-I sec. a.C.
Emergono per bellezza ed eleganza l‘olla sub-geometrica daunia, l‘olla cineraria acroma con iscrizione etrusca, l’alabastron etrusco-corinzio, le ciotole ed i piatti a vernice nera.
Nell’Antiquarium è inoltre presente l’elenco dei siti archeologici di maggiore interesse di tutta l’area amiatina.