Le carte di Ildebrando Imberciadori
Questa donazione ha segnato il momento iniziale del recupero di scritti e collezioni librarie di personalità che hanno segnato la storia di questo paese ma anche il tempo di una riflessione sulla importanza di conservare e diffondere ciò che ci precede.
Ildebrando Imberciadori è stato uno studioso impegnato da sempre nel far conoscere con i suoi lavori le vicende della campagna e delle sue genti, con particolare attenzione a queste nostre terre. Le carte che conserviamo a Palazzo Nerucci, scritti, corrispondenza, immagini, sono la conferma di quello che Giovanni Cherubini scrive di lui nel presentare i volumi della “Storia del’Agricoltura Italiana” pubblicata dall’Accademia dei Georgofili agli inizi degli anni duemila e dedicata a lIdebrando Imberciadori “innovatore e propagatore delle storia delle nostre campagne e delle loro genti, sia con i molti lavori a stampa sia attraverso la fondazione nel 1961 della Rivista di Storia dell’Agricoltura”.
La raccolta comprende una serie di manoscritti e dattiloscritti, appunti preparatori o bozze dei suoi lavori, un ricco carteggio testimone di relazioni con studiosi di tutto il mondo, amici, allievi e politici. Si aggiunge un’ ampia collezione di fotografie personali e di particolari ambienti, immagini che ritraggono la storia personale che ha attraversato un secolo. Questa raccolta documentaria è accompagnata da una collezione di libri, circa duemila, parte della biblioteca personale, il resto dispersa fra i suoi allievi.
Le altre donazioni
A questa donazione, che risale al 1998, sono stati uniti nel 2014 i materiali prodotti nello studio di agrimensori della famiglia dalla fine dell’800 agli anni ‘50 del secolo scorso. Con questi documenti è possibile ricostruire la storia delle proprietà dell’Amiata grossetana e dei comuni vicini.
Queste prime donazioni hanno segnato l’inizio di un processo di acquisizioni di materiali che sono andati ad arricchire il patrimonio documentario di Palazzo Nerucci, creando uno spazio dedicato agli “Archivi di famiglia e di personalità”.
Si parte con i documenti trovati a Palazzo Lazzereschi: lettere, articoli di giornali, materiali vari raccolti, ma anche scritti, da Eugenio Lazzereschi, rampollo di una famiglia locale che pur esercitando la sua professione a Lucca come Direttore dell’Archivio di Stato, non cessò mai di pensar e di scrivere su Castel del Piano, il paese dove era nato alla fine dell’800. Alcuni dei suoi tanti lavori, conservati negli archivi di Palazzo Nerucci, ci danno la misura dei suoi vasti interessi anche locali: dai pittori senesi sull’Amiata, ai Commentarii di Pio II a David Lazzeretti, alla poesia popolare amiatina.
Fra le carte di Palazzo Lazzereschi abbiamo trovato anche manoscritti e lettere di don Silvio Monaci, un sacerdote locale protagonista dei percorsi di studio e sperimentazione dei linguaggi per i sordomuti durante la sua permanenza a Genova come Direttore dell’Istituto dedicato ai ragazzi con questo deficit. Nel periodo genovese Don Silvio mantiene comunque un rapporto con il paese come ci racconta la sua corrispondenza con un personaggio locale al quale chiede notizie sul paese e sul territorio. Anche queste lettere sono conservate qui, insieme a ciò che resta della sua biblioteca donata alla sua morte al comune.
Infine, ci piace ricordare che insieme al disegno originale del Monumento ai Caduti di Francesco Notari, pittore ed architetto nato a Castel del Piano nel 1876, della sua biblioteca conserviamo alcuni libri, recuperati per caso in una strada di Siena, destinati al macero.